In appena due settimane dal lancio, ImHalal.com, il primo motore di ricerca per musulmani, ha attirato oltre 500.000 utenti, diventando un fenomeno del web. Il sito contrassegna i contenuti online che possono essere considerati “haraam”, ovvero vietati, dai credenti dell’Islam
“Abbiamo creato ImHalal.com - ha spiegato al Times Reza Sardeha, responsabile del sito - per consentire ai musulmani di navigare in internet in modo sicuro e pulito”.
In realtà anche molti utenti non musulmani hanno apprezzato il motore di ricerca. “Molti di loro - prosegue Sardeha - ci hanno inviato commenti positivi. Alcuni hanno impostato ImHalal.com come homepage, per consentire ai figli di usare la Rete senza imbattersi in cose sconce”.
ImHalal.com assegna ai termini di ricerca che sono digitati dagli utenti un “livello haraam”, ovvero un grado di probabilità di incontrare contenuti proibiti secondo le leggi islamiche. Se un termine è considerato sicuro, il risultato della ricerca si apre immediatamente sotto forma di pagina web. Se invece, tanto per fare un esempio, si digita la parola “maiale”, animale che non può essere mangiato dai musulmani, ImHalal.com assegna al termine “maiale” un livello di “haraam” pari a 1. Il massimo dell’offesa è 3, raggiunto dal termine “porno”, uno dei più cliccati del web.
All’utente la scelta finale: infischiarsene dell’avvertimento e vedere i risultati lo stesso, oppure lasciar perdere la ricerca.
“Puntiamo a far diventare ImHalal.com - conclude Sardeha - uno dei primi tre motori di ricerca più usati al mondo”. Sarà un’impresa battere i colossi Google, Yahoo e Bing.
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