ANAL BOMB

Bin Laden


Piazzano l’ordigno nel proprio retto per superare qualsiasi metal detector prima di suicidarsi. Al Qaeda ha messo a punto una nuova tattica per consentire ai propri kamikaze di eludere i sistemi di sicurezza: usare il proprio corpo alla stregua di un cavallo di Troia facendo passare esplosivo e detonatore attraverso l’ano.

Al Qaeda - ha rivelato la corrispondente della televisione Cbs, Sheila MacVicar - ha ideato questo stratagemma prendendo spunto dai narcotrafficanti, che da tempo nascondono la droga nelle cavità del corpo. L’organizzazione terroristica ha annunciato che a giorni condividerà sul web i dettagli della nuova tecnica per uccidere.

La notizia farà tremare i polsi agli agenti impiegati a sorvegliare le infrastrutture di mezzo mondo: non esiste al momento un sistema di controlli in grado di scoprire chi circola con una bomba nascosta nel retto. “E’uno scenario da incubo perchè non possiamo far nulla. A meno di non costringere la gente a presentarsi nuda in aeroporto”, ha spiegato Chris Yates, consulente per la sicurezza aerea. “Ad alta quota gli effetti di ordigni simili possono essere devastanti”.

In agosto Abdullah Asieri, ricercato in tutto il Medio Oriente, si era fatto esplodere nel tentativo di uccidere il principe Mohammed Bin Nayef, capo delle operazioni antiterrorismo dell’Arabia Saudita. Asieri aveva attraversato senza problemi i metal detector collocati in aeroporto e all’entrata del palazzo saudita. Il terrorista era riuscito a rimanere accanto alle guardie personali di Bin Nayef senza che nessuna di loro sospettasse qualcosa. Poi aveva convinto il principe a parlare al telefono con alcuni esponenti di Al Qaeda.

Durante la conversazione, registrata dall’organizzazione che fa capo a Bin Laden, è possibile udire un “beep” nel mezzo di due frasi identiche pronunciate da una parte e dall’altra della cornetta. Per gli esperti intervistati dalla Cbs, quel suono era un messaggio di attivare la bomba nascosta nelle viscere di Asieri.

Il terrorista dopo il beep aveva passato il telefono a Bin Nayef e 14 secondi dopo era esploso, ferendo il principe. L’attentato era fallito, ma la nuova tecnica aveva funzionato a dovere.

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NEW OIL

OilWorld

Nei mesi scorsi le scoperte di oltre 200 giacimenti in decine di paesi nel mondo hanno riacceso gli entusiasmi tra i produttori di petrolio nonostante il crollo del prezzo del barile e la crisi economica. Messe da parte le speculazioni riguardo all’esaurimento del greggio, sembra che le multinazionali oggi possano dormire sonni tranquilli perche sotto terra - in particolare sotto gli oceani - a loro dire scorrono fiumi di oro nero.

Il petrolio finirà prima o poi, su questo non ci piove. Però montagne di soldi, investite quasi dieci anni fa quando i prezzi cominciavano a salire, e tecnologie dell’ultima generazione hanno consentito agli esploratori di trivellare la superficie dei 5 continenti a profondità considerate irraggiungibili in passato, perforando rocce sempre più dure.

Il risultato è che colossi come Exxon Mobil e British Petroleum - spiega il quotidiano New York Times - ma anche pesci più piccoli come Tullow Oil hanno trovato nuovi giacimenti in Iraq, Australia, Israele, Iran, Brasile, Norvegia, Ghana, Russia e in decine di altri paesi. “Negli anni ‘90 - ricorda Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni - i prezzi erano bassi e il desiderio di aprire nuove frontiere non c’era. Oggi la scoperta più grande di tutte è la tecnologia”.


Nel solo mese di settembre British Petroleum ha affermato di aver iniziato le trivellazioni in un pozzo nel Golfo del Messico che potrebbe rivelarsi il più grande mai scoperto nella zona, mentre Andarko ha annunciato di aver messo le mani su un maxi-giacimento in Sierra Leone.


“E’ normale per le compagnie - scrive Jad Mouawad del New York Times - scoprire miliardi di nuovi barili ogni anno. Ma il 2009 sta procedendo a un passo insolitamente spedito”. I pozzi scoperti negli ultimi mesi non raggiungono le dimensioni dei giacimenti trovati negli anni ’70, della baia di Prudhoe, in Alaska, di Ekofisk, nel Mar del Nord, di Cantarell in Messico o nel 2000 di Kashagan, nel Mar Caspio. Tuttavia secondo IHS Cambridge Energy Research Associates se le scoperte dovessero susseguirsi a questi ritmi fino alla fine dell’anno, raggiungerebbero il livello più alto da dieci anni a questa parte.


La paura delle imprese per il futuro resta perché un ulteriore calo del prezzo del greggio potrebbe mettere a rischio le esplorazioni di nuovi giacimenti. Molte compagnie hanno detto di aver bisogno che il prezzo del barile si aggiri sui 60 dollari per riuscire a continuare le operazioni nelle riserve più impegnative del pianeta. La ricerca di giacimenti resta infatti un business costoso e pieno di rischi: alcuni pozzi sott’acqua possono arrivare a costare fino a 100 milioni di dollari ma al massimo nel 30-50% dei casi si finisce per portare a casa oro nero.


Se l’incertezza sulla domanda di petrolio dovesse far saltare le esplorazioni, allora sarebbero guai. “Nei prossimi anni il mondo potrebbe fare i conti - ha rivelato Christophe de Margerie, amministratore delegato di Total - con forniture sempre più scarse”.

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MUSLIM SEARCH ENGINE

ImHalal


In appena due settimane dal lancio, ImHalal.com, il primo motore di ricerca per musulmani, ha attirato oltre 500.000 utenti, diventando un fenomeno del web. Il sito contrassegna i contenuti online che possono essere considerati “haraam”, ovvero vietati, dai credenti dell’Islam

“Abbiamo creato ImHalal.com - ha spiegato al Times Reza Sardeha, responsabile del sito - per consentire ai musulmani di navigare in internet in modo sicuro e pulito”.

In realtà anche molti utenti non musulmani hanno apprezzato il motore di ricerca. “Molti di loro - prosegue Sardeha - ci hanno inviato commenti positivi. Alcuni hanno impostato ImHalal.com come homepage, per consentire ai figli di usare la Rete senza imbattersi in cose sconce”.

ImHalal.com assegna ai termini di ricerca che sono digitati dagli utenti un “livello haraam”, ovvero un grado di probabilità di incontrare contenuti proibiti secondo le leggi islamiche. Se un termine è considerato sicuro, il risultato della ricerca si apre immediatamente sotto forma di pagina web. Se invece, tanto per fare un esempio, si digita la parola “maiale”, animale che non può essere mangiato dai musulmani, ImHalal.com assegna al termine “maiale” un livello di “haraam” pari a 1. Il massimo dell’offesa è 3, raggiunto dal termine “porno”, uno dei più cliccati del web.

All’utente la scelta finale: infischiarsene dell’avvertimento e vedere i risultati lo stesso, oppure lasciar perdere la ricerca.

“Puntiamo a far diventare ImHalal.com - conclude Sardeha - uno dei primi tre motori di ricerca più usati al mondo”. Sarà un’impresa battere i colossi Google, Yahoo e Bing.

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DON'T BELIEVE THE NEWS

Mirror Hoax


Due notizie che mi sono capitate sotto mano in questi giorni la dicono lunga sul futuro dei giornali e degli altri media.

1) Secondo un sondaggio del Pew Research Center, quasi due terzi degli americani considera le notizie e le storie riportate da giornali, televisioni e radio spesso prive di accuratezza. Il livello dei credibilità dei media è il più basso mai registrato dall'istituto dal 1985, quando questo studio fu condotto per la prima volta.

Pew Research Center for the People and the Press è un think tank con sede a Washington che fornisce informazioni su questioni e tendenze destinate a incidere nella società degli Stati Uniti e non solo.

Il sondaggio non fa distinzioni tra blogger e giornalisti professionisti sotto contratto con giornali ed emittenti.

Il dato però resta: per il 63% degli oltre 1500 intervistati, le informazioni contenute nei media sono quasi sempre prive di fondamento. Di riflesso solo il 26% ritiene che le testate lavorino con l'attenzione necessaria a evitare errori quando riportano una notizia.

"Se continuano così i quotidiani e le emittenti degli Stati Uniti - ha detto senza peli sulla lingua Michael Dimock, uno dei responsabili di Pew Research Center - rischiano di allontanare quel pubblico che ora stanno cercando di trattenere con tutte le loro forze per sopravvivere alla recessione".

Bill Keller, direttore del New York Times, è andato subito al punto: "I fatti non sono controllati con l'accuratezza che richiedono. Il fiume di notizie che scorre all'ombra delle testate principali è stato inquinato da blog spazzatura, gossip, radio e televisioni partigiane che non hanno credibilità".

I numeri dei media americani riflettono questa situazione. Riassumiamoli:
  1. Giornali: -29% di inserzioni, pari a 5.5 miliardi persi nella prima metà del 2009 (dati di Newspaper Association of America)
  2. Televisioni: -12% di pubblicità, pari a quasi 3 miliardi in bruciati (dati di Television Bureau of Advertising)
  3. Radio: -23% di inserzioni, pari a 2.3 miliardi in meno (dati di Radio Advertising Bureau)

2) Rupert Murdoch, uno che sa di cosa parla in tema di media, in un articolo pubblicato dal Financial Times afferma che "non è lontano il giorno in cui la maggioranza delle persone leggerà i giornali su dispositivi elettronici portatili piuttosto che su fogli di carta ottenuti buttando giù alberi".

Per il magnate australiano al massimo entro 20 anni "lettori come il Kindle di Amazon.com e il Reader di Sony rimpiazzerano i quotidiani cartacei". Alla faccia dei romantici che dicono che i giornali di carta non moriranno mai.

"In questo modo ci sbarazzeremo per sempre di carta (per i giornali), tipografie e sindacati di tipografi. Sarà grandioso".

Non solo: Murdoch ha citato il Wall Street Journal (di cui è editore), uno dei pochi esempi di giornali che sono riusciti nell'impresa di farsi pagare per le notizie messe online senza perdere lettori. "Il Wall Street Journal a breve farà spendere ai non abbonati 2 dollari alla settimana per leggere i contenuti del giornale attraverso dispositivi mobili come un BlackBerry".
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GATHERING INFORMATION

Barack Obama

La Casa Bianca sta raccogliendo e archiviando commenti e video pubblicati nella propria pagina istituzionale in social network come Twitter, Facebook e YouTube senza dire nulla o chiedere il consenso agli utenti.

La notizia è stata rivelata dal quotidiano conservatore Washington Times, secondo il quale in questo modo “l’amministrazione Obama viene meno alla promessa di realizzare un esecutivo all’insegna della trasparenza e di proteggere la privacy sul web”.

“La Casa Bianca non è stata trasparente a sufficienza fino ad oggi, in particolar modo quando ha avuto a che fare con i nuovi social media, come in questo caso”, ha commentato Marc Rotenberg, presidente di Electronic Privacy Information Center. “In campagna elettorale Barack Obama aveva parlato di rapporti aperti e chiari con gli utenti del web e per questo dovrebbe sentirsi obbligato a dire al mondo che sta conservando questo genere di informazioni”.

I difensori della politica sui social network della Casa Bianca replicano che il Presidential Records Act, la legge che regola gli atti ufficiali del Presidente e del Vicepresidente degli Stati Uniti, prevede che l’amministrazione raccolga, attraverso l'affidamento dell'incarico ad un soggetto privato, questo genere di dati.

Nicholas Shapiro, portavoce della Casa Bianca, sì è rifiutato di rivelare quando la pratica è iniziata e quanto costa ai contribuenti l'appalto di questa attività a una impresa privata.

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RAW! STUDENT BEATEN WHILE CROWD CHEERS



Il video, apparso su YouTube, di un 17enne dell'Illinois picchiato selvaggiamente da due compagni in fondo allo scuola bus mentre alcuni ragazzi guardano la scena ridendo e scherzando, sta mettendo sotto shock gli Stati Uniti. Nel filmato, rilasciato dalla polizia di Belville e già comparso su siti apprezzati negli Usa come Drudge Report, un ragazzo bianco di 17 anni viene preso a pugni da alcuni ragazzi di colore.

Secondo la polizia il motivo dell'aggressione potrebbe essere razziale: nel video sembra che la vittima non faccia alcunchè per provocare gli altri due e cerchi solo di difendersi. Il 17enne, spiega la polizia, stava cercando un posto dove sedersi quando due studenti gli hanno detto che non poteva stare vicino a loro. Quando il ragazzo si è seduto, sono volate le botte.
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London Financial District


La notizia è da far cadere le braccia: secondo il quotidiano Guardian gli stipendi base dei dirigenti delle più grandi imprese britanniche sono aumentati del 10% nel 2008, anno in cui la finanza ha navigato a vista travolta dalla bufera della recessione economica.

Nonostante la crisi che ha fatto perdere alle imprese del mondo almeno un terzo del loro valore, nonostante i migliaia di posti di lavoro bruciati ovunque, nonostante le promesse di autoridursi i salari, gli uomini d’affari delle società che contano nella City di Londra alla fine dei giochi continuano a guadagnare come sceicchi.

Stock Exchange


La ricerca pubblicata dal Guardian ha preso in esame le buste paga dei membri dei consigli d’amministrazione delle 100 società incluse nell’indice Financial Times Stock Exchange (FTSE), ovvero la “premier league del mondo degli affari britannico”.

I manager - si legge nella ricerca - hanno ricevuto bonus complessivamente inferiori, ma hanno beneficiato di salari base più alti, con aumenti quasi del 10%, mentre gli stipendi dei comuni mortali nel settore privato sono saliti in media del 3,1%. “Tutto questo - scrive il Guardian - è avvenuto quando molte compagnie stavano congelando gli stipendi al personale e avviando programmi di licenziamenti per ridurre i costi”.

Non solo, i dati rivelano che i 10 uomini d’affari più pagati delle corporation, sguazzano sempre più nell’oro: questa elite di nababbi lo scorso anno ha portato a casa 170 milioni di steriline in stipendi complessivi, quando nel 2007 il gruzzolo ammontava a 140 milioni e cinque anni fa “solo” a 70 milioni.

Tuttavia se si prendono in esame le buste paga, questi signori d’oltremanica guadagnano oggi il 5% in meno rispetto a dodici mesi fa perché i bonus che percepivano sono diminuiti. Verrebbe quasi da dire: poverini.

La realtà non è così: la paga base di un dirigente di una società che emette titoli di alto valore si aggira mediamente oggi a 791 mila sterline all’anno. Se però si aggiungono bonus e benefits vari (che spaziano da macchina e autista pagati dall’azienda a sconti dal dentista e sulle rette scolastiche per i figli), l’intera busta paga sale a dismisura:

“Nel 2008 - scrive il Guardian – circa un quarto dei dirigenti che fanno parte dell’indice FTSE100 hanno avuto stipendi in eccesso di 5 milioni di sterline e oltre 22 dirigenti hanno salari base più alti di un milione”.

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A COFFEE WITH...CLARA ROJAS

Clara Rojas


Clara Rojas ora è una donna libera, cresce finalmente il suo bambino, ha una vita da celebrità, sale da un aereo all’altro in giro per il mondo per tenere conferenze, incontrare intellettuali,uomini politici, capi di Stato e promuovere il suo primo libro, “Prigioniera”.

Fino a pochi mesi fa tutto questo non le era possibile: Clara non dimenticherà mai i sei anni trascorsi da reclusa nel cuore della giungla sudamericana quando il 23 febbraio del 2002 fu sequestrata dalle Farc, l’organizzazione paramilitare che controlla vaste zone del territorio della Colombia. Insieme a lei fu fatta prigioniera anche l’allora candidata premier Ingrid Betancourt, con cui Rojas, avvocato di 54 anni, formava il ticket per le presidenziali colombiane.

Quei mesi passati accanto a guerriglieri armati fino ai denti e a centinaia di altri prigionieri ridotti allo stremo hanno cambiato Clara per sempre: ha vissuto sulla sua pelle la disperazione, la solitudine, la privazione della libertà e della dignità umana ma, paradossalmente, anche l’evento che più di ogni altro segna una svolta nella vita delle donne: la maternità.Emmanuel è nato da una relazione che Clara ha avuto con uno dei guerriglieri colombiani e poi è stato strappato via dalla madre. Per tre anni, fino alla sua liberazione avvenuta il 23 gennaio 2008, Clara non ha saputo più nulla di Emmanuel.


Nei giornali i guerriglieri delle Farc sono ritratti come terroristi senza scrupoli, delle belve pronte a tutto che hanno perso ogni traccia di umanità. Chi sono veramente queste persone?

“Tengo subito a precisare che le Farc sono un gruppo armato e dedito alla delinquenza. Commettono reati come il sequestro, gravissimi per la persona e tutta la società. Queste persone hanno il diavolo in corpo: non credono a niente, la divisa e i kalashnikov li fanno sentire onnipotenti. Però alcuni di loro, specie quando ero incinta, hanno fatto gesti di umanità nei miei confronti che mi hanno consentito di sopravvivere. Questo non posso negarlo".

Non è facile mettersi nei panni di un ostaggio. Sei anni senza libertà possono uccidere dentro chiunque, portandolo prima alla noia e poi alla pazzia…

“I giorni non passano mai durante la prigionia. Ero passata da una vita ricca di attività a non aver niente da fare. Ho dovuto veramente ingegnarmi e sono sopravvissuta grazie a molti sforzi personali. Nella solitudine e nell’isolamento ho rafforzato la mia fede e questo mi ha dato un senso di speranza, aiutandomi ad affrontare la vita. Facevo 40 minuti di ginnastica ogni giorno, quando potevo camminavo, dipingevo, leggevo, cucivo. Se non potevo mi mettevo a pensare, a ripetere nella mente tabelline e radici quadrate. Cercavo di darmi un ritmo di vita, una routine. E’ stato fondamentale: proprio grazie a tutte queste attività quando sono stata liberata non ci ho messo molto a riadattarmi".

Lei una volta ha detto: “quando ero prigioniera leggevo qualsiasi cosa mi capitasse sotto mano, ora che sono libera e ho tutti i giornali del mondo a disposizione non leggo più come prima”.

"Non avevo nessuna risorsa lì. Quando hai un unico giornale che arriva in un anno, non stai nella pelle dalla voglia di leggerlo e lo divori. Come tutte le persone libere ora invece ho anche troppo da leggere: è una questione di scarso tempo a disposizione non di interesse che manca. In compenso durante gli anni da sequestrata ho scoperto la radio, dove ascoltavo i messaggi delle persone che premevano per la mia liberazione. La radio è stata determinante per sentirmi vicino alla mia famiglia. Prima di essere rapita non la accendevo mai, da quando sono libera invece mi sono riavvicinata a questo tipo di media".

Nel libro parla anche delle difficoltà che ha avuto nei rapporti con gli altri prigionieri.

“In un primo momento sono stata molto isolata. Dopo due anni ci hanno unito ad un altro gruppo di persone. Come scrivo nel libro, il rapporto con gli altri prigionieri era molto teso. Cerchi di capire: vivevamo pigiati come sardine, con i guerriglieri che ci sorvegliavano pronti a puntarci il fucile addosso, c’erano persone malate e io ero pure rimasta incinta. Avevamo sempre la morte dietro all’angolo e per questo avevamo tutti i nervi a fior di pelle. Ognuno di noi doveva fare un grande sforzo personale, ce la mettevamo tutta per non scannarci tra di noi e per sopravvivere al dolore. Ringrazio Dio di essere ancora viva".

Ingrid Betancourt non era religiosa ma si è avvicinata alla fede quando il Papa ha fatto un appello per la sua liberazione chiamandola per nome. Clara Rojas invece ha sempre creduto profondamente in Dio.

"Penso che la fede sia una questione personale e basta. Io nel libro ho solo cercato di raccontare la mia esperienza. Nell’isolamento ho irrobustito la mia fede, che non è mai crollata. Nemmeno quando ho saputo di essere incinta mentre ero tenuta in ostaggio da una organizzazione armata nel cuore della giungla colombiana".

Clara Rojas & Ingrid Betancourt


Sei anni non sono un periodo da niente, considerando il poco tempo che ci è concesso di stare al mondo. Quando è stata liberata che cambiamenti ha notato nella società e nelle persone?

“Tutto è cambiato radicalmente. In Colombia come negli altri paesi ci sono stati progressi. Nelle città sono stati costruiti talmente tanti centri commerciali che non sono ancora riuscita a vederli tutti. Mi aspettavo i cambiamenti della tecnologia, in particolare di telefoni e pc portatili. Ma soprattutto sono cambiate le persone: la mia vicenda personale non è stata seguita con indifferenza, il sequestro è un tema che è entrato ovunque nel cuore della gente. Ogni essere umano capisce che quando una persona è sequestrata non soffre solo lei o la sua famiglia, ma un’intera società. Ho visto un cambiamento importante, una nuova sensibilità diffusa su questo problema, anche perché non dimentichiamoci che le Farc tengono tuttora in ostaggio centinaia di persone".

Siamo giornalisti e spesso siamo costretti a fare domande scontate. Cosa ha provato quando ha rivisto Emmanuel dopo tre anni senza avere sue notizie?

“Incontrare mio figlio è stato meraviglioso. Quando sono tornata ho chiesto a Dio di darmi la serenità e il controllo necessario a ritrovare il mio bambino. Prima di vederlo mi hanno mostrato i disegni e le cose che aveva fatto quando viveva nell’orfanotrofio. Mi hanno dato informazioni su di lui, perché io non ne avevo più saputo nulla. Emmanuel sapeva certe cose su di me e ha assistito in diretta tv alla mia liberazione. Quando l’ho visto ha camminato verso di me, ci siamo abbracciati e mi ha chiamato “mamma”. Ho ringraziato Dio per avermi dato questa gioia e per essere oggi io e mio figlio in condizioni accettabili".

In Colombia il presidente Uribe sta per prendere il potere per la terza volta. Alcuni commentatori hanno scritto che il mondo parla poco di lui perché è un alleato degli Stati Uniti.

“Io sono avvocato e sono cresciuta nel rispetto della legge. Per me democrazia vuol dire alternanza del potere. Uribe è al governo da 8 anni e ha fatto tante cose, che in parte condivido. Però ritengo l’alternanza democratica un valore fondamentale: deve essere sempre e solo il popolo colombiano a decidere chi sale al potere in Colombia".

L’ultima domanda, me ne rendo conto, è molto personale ma mi sento di fargliela. Lei è riuscita a mettere al mondo un figlio in mezzo alla giungla con un uomo che faceva parte di una organizzazione che l’ha sequestrata. Come è riuscita a non provare repulsione per lui, a concedere se stessa a un guerrigliero?

"Non ho mai rivelato l’identità del padre di mio figlio e nulla dirò su questo argomento. Questo fa parte della mia vita privata e di quella di Emmanuel, che devo tutelare".

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Internet e i suoi prodotti, come i social network (Facebook, LinkedIn, Twitter) e i blog, stanno accelerando l'invecchiamento dei media tradizionali. Negli anni del web 2.0 i giornali devono superare la crisi che da tempo affossa le vendite o saranno spazzati via. Un video di poco più di 4 minuti per capire che non si torna più indietro.


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DRUNK TROOPS

soldati sbronzi


Soldati Nato talmente sbronzi da non riuscire a rispondere alla chiamata del comandante, alcool servito in quantità nei bar e coffee shop del campo base in Afghanistan, party che durano fino all’alba e uomini di guardia ai cancelli trovati ubriachi al lavoro.

Per contrastare il trend delle truppe in servizio con qualche bicchiere di troppo nello stomaco, Stanley McChrystal, capo della missione internazionale in Afghanistan, ha vietato la vendita di alcolici al quartiere generale Nato.

“Troppi uomini hanno fatto baldorie e non hanno la testa al posto giusto per affrontare i compiti delicati per cui sono stati mandati qui”, ha detto furibondo McChrystal nel suo ultimo rapporto giornaliero.

Dopo che 125 persone (di cui vari civili) sono state uccise nei primi giorni di settembre da un raid di aerei Nato, il generale McChrystal doveva riprendere in mano alla svelta la situazione. Quando ha cercato – rivela il quotidiano TheTimes – di mettersi in contatto con i suoi subalterni per capire che era successo e ha scoperto che molti di loro erano ubriachi o piegati dai postumi di una sbronza, il generale non ci ha più visto e nel giro di pochi giorni ha fatto scattare il divieto.

L'alleanza atlantica ha avviato una commissione d’inchiesta per chiarire fatti e responsabilità del bombardamento dei giorni scorsi, messo sotto accusa dal presidente afgano Hamid Karzai. Fonti militari riferiscono che McChrystal aveva i nervi a fior di pelle perché “non riusciva a controllare gli uomini che gli servivano per colpa di stanchezza e distrazione dovuta a party durati tutta la notte”.

I soldati americani sono sottoposti a uno dei più restrittivi codici etici dei 42 stati dell’alleanza e i militari inglesi possono bere solo con un permesso speciale. Le altre truppe inviate si regolano in base a linee guida sul consumo di alcolici diverse a seconda del paese di provenienza.

Birra e vino esentasse sono serviti nei sette pub del quartiere generale, compreso una sorta di bar sport per tifosi fornito di schermi ultrapiatti, biliardi e gadget calcistici.

“Il giovedì sera facciamo feste che vanno avanti fino a tardi. La regola dovrebbe essere due lattine di birra al massimo, ma nessuno la rispetta”, ha ammesso un soldato.

Alcuni militari macedoni sono stati rispediti a casa quest’anno perché trovati ubriachi mentre sorvegliavano i cancelli posteriori del quartier generale. Il problema è diventato talmente spinoso che la polizia militare ha iniziato a fare l’etilometro ad automobilisti e pedoni intorno alla base.
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FOR SALE

weapons


Crisi o non crisi le armi si vendono sempre come il pane. A quanto pare in questo tipo di affari pochi possono darci lezioni: l’Italia, secondo un rapporto bipartisan del Congressional Research Service – una divisione della biblioteca del Congresso degli Stati Uniti – nel 2008 è stato il secondo paese al mondo che ha guadagnato di più dal commercio di armi all’estero: con 3,7 miliardi di dollari ricavati abbiamo battuto persino giganti come Russia, Cina e Francia.

Una montagna di miliardi ci separa dal primo esportatore mondiale: gli Stati Uniti che, si legge nel rapporto pubblicato ieri in prima pagina dal quotidiano americano New York Times, con 37,8 miliardi di dollari incassati lo scorso anno (oltre 12 miliardi in più rispetto al 2007) detengono il primato indiscusso negli introiti derivanti dalla fornitura di armamenti fuori dai confini nazionali.

La Russia registra invece un crollo nelle vendite rispetto al 2007 di più di 7 miliardi e si deve accontentare della medaglia di bronzo con solo 3,5 miliardi guadagnati nel 2008.

Nel 2008 le vendite di armi nel mondo sono state valutate 55,2 miliardi di dollari, ovvero il 7,6% in meno rispetto al 2007.

“Il commercio globale di armi è complessivamente sceso nel 2008 perché - fa notare Richard F. Grimmett, uno degli autori dello studio americano – la recessione economica ha costretto molti paesi a ridurre le ordinazioni”.

Nonostante la crisi eppure gli Stati Uniti hanno aumentato il loro business nel settore finendo per avere in mano il 68,4% del commercio mondiale.

Questo perché, fa notare il New York Times, gli Usa hanno beneficiato di maggiori richieste provenienti dal vicino Oriente e dall’Asia e di contratti già stipulati negli anni precedenti con clienti in giro per il mondo che necessitano di assistenza e attrezzature.

Gli Stati Uniti si confermano al primo posto anche nelle vendite di armi ai paesi in via di sviluppo: nel 2008 gli accordi raggiunti con questi Stati hanno assicurato agli Usa il 70% del mercato e introiti per 29,6 miliardi di dollari.

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ALGORITHM TO DECIPHER

ancient text


Un gruppo di ricercatori israeliani sostiene di aver sviluppato un programma per computer in grado di decifrare testi antichi fino ad oggi considerati illeggibili. La scoperta, osserva l’agenzia Reuters, potrebbe segnare un progresso nell’archeologia e aprire la strada a una sorta di motore di ricerca in stile Google per documenti storici.

Il software messo a punto dal team israeliano è basato su un algoritmo simile a quelli utilizzati dai programmi che si trovano nei computer delle forze dell’ordine per identificare e comparare le impronte digitali. L’obiettivo del team dell’Università Ben-Gurion del Negev è scoprire il significato di lettere e parole, anche scritte a mano, impresse in manoscritti facendo risparmiare agli studiosi ore e ore di studio per ogni documento.

“Con l’algoritmo che abbiamo elaborato il computer può ricreare con accuratezza porzioni di testo andate perdute con il passare dei secoli”, ha detto Itay Bar-Yosef, uno dei ricercatori coinvolti nel progetto. “Più testi il programma analizza, più diventa veloce e accurato”, ha aggiunto.

Il computer esamina copie digitali dei manoscritti, assegnando valori numerici a ogni pixel di scrittura, a seconda di quanto è scuro. Separa gli scritti dallo sfondo e poi identifica linee, lettere e parole. Il programma riesce ad analizzare gli le scritture fatte a mano e lo stile: in questo modo è in grado di inserire le porzioni di testo mancanti in documenti sbiaditi dal tempo.

Secondo i ricercatori, che finora hanno lavorato in prevalenza su testi ebraici antichi, il programma potrebbe essere pronto per gli addetti ai lavori nel giro di due anni. In un’epoca in cui le biblioteche di tutto il mondo acconsentono alla creazione di copie digitali dei volumi che ospitano, il software israeliano potrebbe spingere colossi come Google o Microsoft a sviluppare un motore di ricerca per testi antichi.

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MARIJUANA IN FORESTS

Marijuana field


Le piantagioni illegali di marijuana negli ultimi 15 anni sono aumentate in tutto il territorio degli Stati Uniti, sottraendo migliaia di ettari di terreno coperto da foreste protette dalle leggi americane.





La ragione, svela il quotidiano Wall Street Journal, sta nell’impennata del numero di ingressi dalla frontiera sud degli Usa di coltivatori ritenuti vicini ai cartelli della droga messicani.

Quest’anno le autorità americane hanno trovato piantagioni di erba in 61 foreste nazionali all’interno di 16 Stati. Nel 2008 il business della marijuana aveva coinvolto 49 foreste in 10 Stati.

Dall’inizio dell’anno gli agenti federali hanno scoperto 487 piantagioni di erba, distrutto oltre 2,6 milioni di piantine di marijuana, sequestrato 138 armi da fuoco e arrestato 369 persone.
Secondo la polizia le attività che danno più frutti sono controllate dai narcotrafficanti messicani, che hanno creato reti per distribuire droga in più di 200 città degli Stati Uniti.

”Abbiamo rintracciato giri di denaro, contatti e network provenienti dai nemici dei nostri agenti al di là della frontiera con il Messico”, ha detto Jeff Sweetin, membro dello staff antidroga nella regione delle Montagne Rocciose.

Negli ultimi mesi i coltivatori di marijuana hanno radicato i loro affari su suoli pubblici in Wisconsin, Michigan, Alabama e Virginia. Lo scorso luglio nella Pike National Forest, in Colorado, le autorità hanno sequestrato oltre 51.000 piantine.


Attività illecite a parte, i coltivatori minacciano l’integrità dei polmoni verdi dell’America perché quando lasciano gli accampamenti abbandonano serbatoi di propano,rifiuti infiammabili e stufe. Le autorità forestali ritengono che la pericolosità di campi simili possa causare incendi come quello che ha bruciato il mese scorso quasi oltre 35 mila ettari di terreno della Lost Padres National Forest, in California.


I coltivatori di marijuana disboscano foreste per liberare terreno fertile a migliaia di piantine. Utilizzano pesticidi e diserbanti spesso vietati dalle leggi degli Stati Uniti. Costruiscono dighe, deviano ruscelli e irrigano i suoli con miglia e miglia di tubi in PVC. Ogni piantagione è strettamente sorvegliata 24 ore su 24 da guardie dotate di fucili d’assalto, visori notturni, walkie talkie e radio per intercettare le conversazioni delle autorità.


In alcune zone degli Usa le autorità a corto di risosrse non riescono più a dare la caccia ai sospetti. “Nella regione delle Montagne Rocciose – spiega Sweetin – possiamo solo sradicare le piantine di marijuana quando troviamo i coltivatori e sperare che non tornino più”.

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SPIDERS

solitaire-500

La distrazione dei parlamentari seduti in aula a legiferare non è un fenomeno di casa solo in Italia. Una foto che riprende due membri del partito democratico del Connecticut intenti a fare un solitario sul laptop proprio mentre il leader di minoranza della Camera del piccolo stato del New England sta parlando in piedi alla loro destra, sta impazzando per il web creando ironie e malumori.

Lo scatto, opera di Jessica Hill dell’Associated Press, è già una pietra miliare della Rete e mostra la soluzione che hanno trovato i due legislatori per non annoiarsi troppo nel bel mezzo del della discussione in aula sulla finanziaria del Connecticut.

Alla sinistra appare la democratica Barbara Lambert, eletta per la prima volta nel 2008, impegnata in una partita al solitario Spider. Alla sua destra il democratico Jack Hennessy gioca invece al solitario tradizionale.

Durante le lunghe sessioni per approvare leggi ed emendamenti al Congresso dello Stato, capita spesso che i politici tirino fuori i laptop per rispondere a e-mail o cercare informazioni utili ai disegni di legge in discussione in aula. Altre volte invece si mettono semplicemente a giocare a carte.

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