Due notizie che mi sono capitate sotto mano in questi giorni la dicono lunga sul futuro dei giornali e degli altri media.
1) Secondo un sondaggio del Pew Research Center, quasi due terzi degli americani considera le notizie e le storie riportate da giornali, televisioni e radio spesso prive di accuratezza. Il livello dei credibilità dei media è il più basso mai registrato dall'istituto dal 1985, quando questo studio fu condotto per la prima volta.
Pew Research Center for the People and the Press è un think tank con sede a Washington che fornisce informazioni su questioni e tendenze destinate a incidere nella società degli Stati Uniti e non solo.
Il sondaggio non fa distinzioni tra blogger e giornalisti professionisti sotto contratto con giornali ed emittenti.
Il dato però resta: per il 63% degli oltre 1500 intervistati, le informazioni contenute nei media sono quasi sempre prive di fondamento. Di riflesso solo il 26% ritiene che le testate lavorino con l'attenzione necessaria a evitare errori quando riportano una notizia.
"Se continuano così i quotidiani e le emittenti degli Stati Uniti - ha detto senza peli sulla lingua Michael Dimock, uno dei responsabili di Pew Research Center - rischiano di allontanare quel pubblico che ora stanno cercando di trattenere con tutte le loro forze per sopravvivere alla recessione".
Bill Keller, direttore del New York Times, è andato subito al punto: "I fatti non sono controllati con l'accuratezza che richiedono. Il fiume di notizie che scorre all'ombra delle testate principali è stato inquinato da blog spazzatura, gossip, radio e televisioni partigiane che non hanno credibilità".
I numeri dei media americani riflettono questa situazione. Riassumiamoli:
- Giornali: -29% di inserzioni, pari a 5.5 miliardi persi nella prima metà del 2009 (dati di Newspaper Association of America)
- Televisioni: -12% di pubblicità, pari a quasi 3 miliardi in bruciati (dati di Television Bureau of Advertising)
- Radio: -23% di inserzioni, pari a 2.3 miliardi in meno (dati di Radio Advertising Bureau)
2) Rupert Murdoch, uno che sa di cosa parla in tema di media, in un articolo pubblicato dal Financial Times afferma che "non è lontano il giorno in cui la maggioranza delle persone leggerà i giornali su dispositivi elettronici portatili piuttosto che su fogli di carta ottenuti buttando giù alberi".
Per il magnate australiano al massimo entro 20 anni "lettori come il Kindle di Amazon.com e il Reader di Sony rimpiazzerano i quotidiani cartacei". Alla faccia dei romantici che dicono che i giornali di carta non moriranno mai.
"In questo modo ci sbarazzeremo per sempre di carta (per i giornali), tipografie e sindacati di tipografi. Sarà grandioso".
Non solo: Murdoch ha citato il Wall Street Journal (di cui è editore), uno dei pochi esempi di giornali che sono riusciti nell'impresa di farsi pagare per le notizie messe online senza perdere lettori. "Il Wall Street Journal a breve farà spendere ai non abbonati 2 dollari alla settimana per leggere i contenuti del giornale attraverso dispositivi mobili come un BlackBerry".
1 commenti:
Nihil sub sole novi.
Ma trovo interessanti le affermazioni di Murdoch. Si provi a immaginare Berlusconi che dice: "...Ci sbarazzeremo per sempre di carta (per i giornali), tipografie e sindacati di tipografi. Sarà grandioso".
Altro che manifestazione della FNSI.
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