LIVING WITHOUT NEWSPAPERS

Trash in metro

Che cosa succederebbe se molte città italiane rimanessero senza un quotidiano di riferimento? Come sarebbe il dibattito pubblico di Trieste, Napoli, Genova se
il Piccolo, il Mattino e il Secolo XIX dovessero crollare sotto i colpi della recessione?

Negli Stati Uniti due professori dell'università di Princeton, New Jersey, hanno tentato di rispondere a queste domande: chi vive in zone dove i giornali non arrivano più, tende a perdere interesse nei confronti del governo della propria comunità.


Cincinnati è una città dell'Ohio di poco più di 330.000 anime. Per più di un secolo l'Enquirer e il Post si sono contesi il bacino di lettori di Cincinnati e del Kentucky del Nord; ma il Post alla fine del dicembre 2007 ha dovuto smantellare le rotative per trasferirsi integralmente sul web, mantenendo solo l'edizione online della testata sorella del Kentucky del nord, il Kentucky Post.


cincy post
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L'analisi dei due professori di Princeton ha fatto riferimento al periodo delle ultime elezioni municipali nelle contee settentrionali del Kentucky. La chiusura del Post ha inciso sulla vita democratica di queste zone: laddove il quotidiano di Cincinnati era regolarmente distribuito, l'affluenza al voto degli elettori è diminuita, si sono presentati alle elezioni meno candidati e chi già era in carica per lo più è stato rieletto. Insomma, niente ricambio della classe politica.

"Questo perchè - spiega un articolo di Time firmato da Belinda Luscombe - quando circolano meno notizie in una città, sembra che i suoi abitanti siano meno interessati a come sono governati".

In ogni caso, "come hanno precisato anche Schulhofer Wohl e Miguel Garrido si tratta di uno studio che - prosegue Luscombe - ha una portata molto ristretta, dal momento che il Post aveva solo 27.000 abbonati a Cincinnati e Kentucky del nord. Si tratta inoltre di una misurazione dei soli risultati elettorali del Kentucky del nord", perchè da quando è stata venduta l'ultima copia del Post in Ohio non ci sono più state elezioni municipali.

L'analisi dei due docenti di Princeton conferma l'importanza dei quotidiani nell'ecosistema dell'informazione; questi infatti "sono la fonte principe - scrive Luscombe - a cui si rivolgono gli altri media". La scomparsa dei giornali lascerebbe dietro di sé gravi ripercussioni per televisione, radio e web. "Se un quotidiano non copre una determinata notizia, è difficile che questa sia trasmessa in radio o in tv, dal momento che questi media dispongono in genere di meno personale", spiega Luscombe. "Al momento possiamo dire che la copertura locale delle notizie - concludono Wohl e Garrido - è qualcosa che solo i giornali possono garantire".
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1 commenti:

Giulia Agostinelli ha detto...

E' prorpio quello su cui si discuteva nei giorni del convegno: la scomparsa dell'opinione pubblica.
Credo che però sia un circolo vizioso. I giornali chiudono perchè vanno in perdita; le vendite sono poche e i lettori si sono ridotti a pochi affezionati. Questo è già un sintomo della riduzione dell'opinione pubblica nella nostra società. Le persone non sono più interessate a sapere come va il mondo e cosa fanno quelli che il mondo lo governano. Le redazioni così riducono l'organico e fermano le rotative. E, come hai detto tu, sai qual'è il risultato? L'opinione pubblica diminuisce ancora di più. Non dovremmo forse ripartire proprio dalla ricostruzione della tanto citata "opinione pubblica" se vogliamo tirare su il mondo dell'editoria??? Boh....
Giulia

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