iPad, L'ORA DELLA VERITA PER I GIORNALI


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Dopo aver letto il leggibile su iPad mi sono convinto che Steve Jobs abbia prodotto l'ennesimo oggetto del quale non avevamo bisogno ma di cui, una volta acquistato, non potremo più fare a meno.



Dal giorno di presentazione del dispositivo un diluvio di commenti si è rovesciato sul web. Nel marasma di opinioni di fanatici e detrattori, una cosa appare certa: le redazioni dei giornali dovranno attrezzarsi e tenersi pronte a recepire la ventata di innovazioni che seguirà il lancio di iPad.

A riguardo segnalo un pezzo di Vittorio Sabadin, vicedirettore della Stampa, apparso sul quotidiano di Torino nella rubrica "La cucina dei giornali" del 31 gennaio 2010.


La vera rivoluzione comincia dall'iPad



Ora che dell’iPad è stato detto tutto il bene e tutto il male possibili, nelle redazioni si comincia a ragionare a mente fredda: sarà la tavoletta di Steve Jobs la soluzione che stanno cercando i giornali? Al New York Times pensano di sì, e un accordo con Apple spianerà probabilmente la strada alla versione a pagamento del quotidiano online, a partire dal 2011. Nonostante le critiche, lo strumento presentato in California sembra infatti il più adatto a sostituire la carta nella diffusione delle notizie. Non è immune da difetti, ma anche delle prime automobili si diceva che facevano rumore, puzzavano ed erano insicure. Con il tempo sono migliorate.

I veri problemi non stanno nell’iPad, ma altrove. Il primo è che non sarà possibile applicare alla tavoletta di Jobs la stessa logica degli attuali siti web dei quotidiani. I giornali che ancora faticano a convincere i redattori della carta stampata a scrivere qualche riga per l’edizione online stanno combattendo una battaglia già superata dalla tecnologia. Per essere all’altezza delle potenzialità dell’iPad, i quotidiani dovranno infatti essere concepiti in una maniera completamente diversa, dovranno essere interattivi e sfogliabili, dovranno intrattenere prima di informare.

I fatti saranno disponibili attraverso foto, filmati, audio; gli articoli saranno probabilmente più vicini alla recensione di un evento al quale i lettori hanno appena assistito online che non alla sua descrizione. Occorreranno ingenti risorse, ma i risparmi sul costo della carta e del trasporto delle copie le renderanno disponibili.

Il secondo problema è molto più serio: i giornali perderanno il contatto con i loro lettori. Solo Apple ne conoscerà il profilo e l’identità, e la maggior parte dei soldi finirà dunque nelle tasche di Steve Jobs.

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