iPad è fico, fichissimo. Come tutto ciò che esce dalle mani di Jonathan Ive (il designer dei MacBook, dell'iPhone e dell'iPod) fa venire voglia di comprarlo al primo sguardo. E' facile immaginare nei prossimi mesi la gente seduta al bar o in metropolitana con lo sguardo fisso sulla tavoletta a godersi un film o a leggere un libro.
Quando ieri Steve Jobs, fondatore della Apple, ha presentato a San Francisco l'ultima creazione dell'azienda di Cupertino, un urlo è esploso dal pubblico dello Yerba Buena Center. Del resto da mesi i giornali di mezzo mondo non parlano d'altro. Anche perchè paradossalmente il talbet Apple potrebbe servire più ai quotidiani che alla Apple stessa.
Se i giornali stanno morendo anno dopo anno - temo - che la colpa sia soprattutto della gente. Le persone non leggono più. Quanti amici conoscete che comprano il giornale tutte le mattine? Io pochi. E quanti sono disposti a pagare per essere informate leggendo notizie? Se guardo ai miei coetanei - i lettori del futuro - praticamente nessuno. Nemmeno molti dei ragazzi che fanno parte dell'Ifg (la scuola di giornalismo di Urbino), hanno voglia di lasciare all'edicolante 1 euro e 20, ovvero il prezzo di buona parte dei giornali.
Questa è la realtà.
La Apple ha prodotto una tavoletta meravigliosa. Non è possibile dire con certezza se e quando salverà i giornali. Ma i prodotti lanciati da Steve Jobs hanno da sempre un punto di forza: piacciono perchè sono belli. E funzionano alla grande.
Come ha scritto il giornalista Luca de Biase nel suo blog, tra qualche mese i quotidiani potrebbero diventare applicazioni per iPad da scaricare via wireless o 3G. Costerebbero meno, visto che sparirebbe la carta, e integrerebbero foto e video con cui interagire attraverso il tocco di un dito.
Non a caso - ha rivelato Marco Bardazzi sulla Stampa - a San Francisco ieri era presente anche Martin Niesenholtz, vicedirettore del New York Times a presentare una versione del quotidiano pensata per iPad.
iPad potrebbe allora compiere il miracolo: far tornare a leggere chi non prende in mano un libro o un giornale da mesi. Tutte le testate del mondo - dal Washington Post alla Voce di Romagna - farebbero bene ad augurarselo.
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